La consapevolezza

Molti uomini non si rendono conto di ciò che fanno da svegli, così come non sono coscienti di ciò che fanno dormendo. Eraclito

L’uomo si distingue dagli altri animali proprio per il suo maggior grado di consapevolezza, che non è solo la coscienza delle cose che lo circondano ma anche la coscienza di se stesso in rapporto a quelle cose.

Chi è dominato solo dagli istinti e dalle pulsioni della propria mente è come se vivesse in un sogno a occhi aperti: si muove senza rendersi conto del come e del perché, agisce come un automa.

Peò non tutti gli esseri umani hanno la stessa consapevolezza. Che è oltretutto variabile da un momento all’altro.

Quante volte ci diciamo: “Non so perché ho fatto quella cosa”, quante volte ci accorgiamo di agire come sonnambuli!

Per quanto si possa essere consapevoli, c’è sempre qualcosa che ci sfugge, c’è sempre qualcosa di cui non siamo coscienti.

Per essere davvero intelligenti, dovremmo conoscere non solo tutte le nostre motivazioni, ma anche quelle di tutti gli altri.  chiaramente noi non ci troviamo a questo livello: il nostro livello è appena al di sopra di quello degli animali, è appena al di sopra di quello del sogno e del sonno.

Afferma il libro biblico del Siracide: “Se parli con uno stolto, parli con uno che dorme”.

Le Upanisad indane distinguono quattro livelli di consapevolezza: quello del sonno con sogni, quello del sonno senza sogni, quello della veglia e il cosiddetto “quarto stato”, dove dovremmo essere perfettamente “svegli”.

Esiste comunque la possibilità di essere più presenti in ciò che facciamo.

Il punto di partenza è ovviamente quello di renderci conto del nostro stato di sonnambulismo: questo è il primo passo per schiarire la mente.

Il secondo passo consiste nell’isolare di volta in volta l’azione più importante che stiamo compiendo e concentrarci esclusivamente su di essa.

Il terzo passo consiste infine nel liberare la mente da tutte quelle fantasie e quegli stati d’animo che rappresentano deviazioni rispetto al centro di attenzione. Ci accorgeremo allora che la mente si farà più trasparente, ci sentiremo perfettamente equilibrati fra il “dentro” e il “fuori”, e usciremo dall’annebbiamento in cui viviamo di solito.

Capiremo così perché l’Oriente parli di “risveglio” per simili condizioni di chiarificazione o di “illuminazione”. Non si tratta di stati mistici, ma di esperienze che sono alla portata di tutti.

Dichiara Chuang-Tzu: “Un giorno ci sveglieremo e scopriremo che tutto non è stato che un sogno”.

 

Estrattto da “L’arte della serenità” di Claudio Lamparelli