Un mito moderno: le cose che si vedono in cielo

Introduzione

È difficile valutare correttamente la portata degli avvenimenti contemporanei, poiché grande è il pericolo che il giudizio presenti delle prevenzioni soggettive. Sono quindi consapevole del rischio che corro accingendomi a sottoporre all’attenzione di chi mi voglia pazientemente seguire la mia opinione su certi avvenimenti contemporanei che mi paiono significativi.

Intendo parlare delle notizie e delle voci che ci giungono da tutti gli angoli della terra a proposito di corpi rotondi che attraversano la nostra troposfera e stratosfera, chiamati saucers, Teller, soucoupes, disks e Ufo (Unidentified Flying Objects).

Come ho detto, le voci che corrono o l’esistenza fisica di questi corpi mi sembrano fatti talmente importanti che, come già al tempo in cui si preannunciavano gli avvenimenti destinati a colpire l’Europa fin nelle sue fondamenta, (nota 1) mi sento spinto ancora una volta a lanciare un grido d’allarme. Io so però che anche stavolta, come già allora, la mia voce è troppo debole per giungere all’orecchio della massa. L’impulso che mi spinge a scrivere non scaturisce dalla presunzione, bensì dalla mia coscienza di medico, la quale mi consiglia di compiere il mio dovere preavvisando quei pochi dai quali mi posso far intendere, che l’umanità si trova alla soglia di avvenimenti che corrispondono alla fine di un eone.

Come già sappiamo dalla storia dell’antico Egitto, esistono dei fenomeni psichici di trasformazione che si verificano costantemente alla fine di un mese platonico o all’inizio del successivo. Pare che compaiano mutamenti nella costellazione delle dominanti psichiche, degli archetipi e degli “dèi”, mutamenti che causano o accompagnano trasformazioni secolari della psiche collettiva.

Questa trasformazione è cominciata all’interno di una tradizione storica e ha lasciato tracce dapprima nel passaggio dell’era del Toro in quella dell’Ariete, poi dell’era dell’Ariete in quella dei Pesci, il cui inizio coincide con la nascita del cristianesimo.

Ci stiamo ora avviando alla grande trasformazione che si può attendere dall’ingresso del “punto primaverile” nell’Aquario.
Sarebbe indice di leggerezza da parte mia voler nascondere al lettore il fatto che riflessioni di questo genere non soltanto sono estremamente impopolari, ma si muovono anche su un terreno infido assai prossimo alle nebulose fantasie che oscurano la mente di astrologi e di riformatori dell’universo.

Devo accettare il rischio e mettere in gioco la mia reputazione, faticosamente conquistata, di uomo veritiero, degno di fede e capace di giudicare in modo rigorosamente scientifico. Posso assicurare il lettore che non lo faccio a cuor leggero. Detto francamente, sono preoccupato per la sorte di quanti si lasciano sorprendere impreparati dagli avvenimenti e si trovano, senza averne avuto il minimo presentimento, alle prese con un mondo che riesce loro incomprensibile. Poiché fino a oggi, per il poco che ne so, nessuno s’è creduto in obbligo di esaminare a fondo e di mettere in luce i possibili effetti psichici dei prevedibili cambiamenti, ritengo mio dovere fare quanto mi è possibile in questa circostanza, fin dove le mie forze me lo consentono.

Mi accingo a questo compito ingrato prevedendo che lo scalpello scivolerà senza scalfirla sulla dura pietra che vuole intaccare.
Qualche tempo fa ho scritto per la “Weltwoche” un breve articolo in cui esponevo alcune riflessioni circa la natura dei “dischi volanti”.(nota 2) Sono giunto alla stessa conclusione del rapporto semiufficiale, apparso poco dopo, di Edward J. Ruppelt, l’ex capo dell’ufficio americano incaricato delle indagini sugli Ufo.(nota 3) La conclusione è che si vede qualcosa, ma non si sa che cosa.

È difficilissimo, quasi impossibile farsi un’idea precisa di questi oggetti, poiché essi non si comportano come corpi, ma sfuggono alle leggi di gravitazione come il pensiero. Non esiste fino a oggi una prova indiscutibile dell’esistenza fisica degli Ufo, ad eccezione dei casi captati con l’eco radar. Ho discusso sull’attendibilità di tali osservazioni radar col professor Max Knoll, che è uno specialista in materia e insegna elettronica alla Princeton University e al Politecnico di Monaco. Le sue delucidazioni non sono esattamente incoraggianti. Pare tuttavia che esistano casi accertati in cui l’osservazione visuale fu confermata da una contemporanea eco radar. Rimando il lettore ai libri del maggiore Donald Keyhoe, che si basano in parte su materiale ufficiale ed evitano accuratamente di abbandonarsi a congetture sfrenate, mantengono un certo senso critico e non presentano i preconcetti propri invece di altre pubblicazioni. (nota 4)
La realtà fisica degli Ufo è stata per oltre un decennio una questione assai problematica, e benché durante tutto questo tempo sia stato raccolto un cospicuo materiale sperimentale, non si è potuto decidere né in un senso né nell’altro con la necessaria chiarezza. Quanto più a lungo perdurava l’incertezza, tanto più grande diventava la probabilità che il fenomeno, evidentemente complesso, possedesse accanto a un possibile fondamento fisico anche una componente psichica di considerevole importanza.

La cosa non desta stupore, poiché si tratta di un fenomeno fisico caratterizzato, a quanto pare, da un lato dalla frequenza con cui si verifica, e dall’altro dalla singolarità e dall’oscurità, anzi dalla contraddittorietà della sua natura fisica.
Un oggetto simile stimola, più di qualsiasi altro, la fantasia conscia e quella inconscia; la prima genera ipotesi speculative e racconti fantascientifici, mentre la seconda fornisce lo sfondo mitologico proprio di questi eccitanti avvistamenti. La situazione che ne nacque era tale che spesso non si sapeva o non si poteva distinguere, neppure con la più grande buona volontà, se fosse una percezione primaria a provocare tale visione o se, al contrario, una fantasia primaria generatasi nell’inconscio assalisse d’improvviso la coscienza con illusioni e visioni.

Il materiale di cui sono venuto a conoscenza fino a ora, vale a dire negli ultimi dieci anni, consente entrambe le interpretazioni: in un caso si tratta di un processo obiettivamente reale, cioè fisico, che costituisce il terreno su cui si genera un mito concomitante, nell’altro caso è un archetipo a provocare una determinata visione.

A questi rapporti di causalità bisogna aggiungere una terza possibilità: quella di una coincidenza sincronica, (nota 5) cioè acausale, significativa, possibilità che, a partire da Geulincx, Leibniz e Schopenhauer, non ha cessato di tener occupata la mente umana. Quest’ultima ipotesi si impone soprattutto nel caso di fenomeni connessi con eventi psichici archetipici.
In quanto psicologo non dispongo degli strumenti necessari per fornire qualche utile contributo al problema della realtà fisica degli Ufo. Mi posso perciò interessare solamente dell’aspetto psichico, indubitabile, e mi limiterò, nelle pagine seguenti, a occuparmi quasi esclusivamente dei fenomeni psichici concomitanti.

Testo estratto da:
Jung “Un mito moderno: le cose che si vedono in cielo”

 

 
Carl Gustav Jung (Kesswil, 26 luglio 1875 – Küsnacht, 6 giugno 1961) è stato uno psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero.
La sua tecnica e teoria, di derivazione psicoanalitica, è chiamata “psicologia analitica” o “psicologia del profondo”, raramente “psicologia complessa”.
Inizialmente vicino alle concezioni di Sigmund Freud, se ne allontanò nel 1913, dopo un processo di differenziazione concettuale culminato con la pubblicazione, nel 1912, di La libido: simboli e trasformazioni. In questo libro egli esponeva il suo orientamento, ampliando la ricerca analitica dalla storia del singolo alla storia della collettività umana. C’è un inconscio collettivo che si esprime negli archetipi, oltre a un inconscio individuale. La vita dell’individuo è vista come un percorso, chiamato processo di individuazione, di realizzazione del sé personale a confronto con l’inconscio individuale e collettivo.
(da Wikipedia)

 

NOTE

1 Vedi Wotan (1936)

2 In: “Weltwoche” (Zurigo), vol. 22, N. 1078 (9 luglio 1954).

3 Ruppelt (1956).

4 Keyhoe (1957 e 1953); vedi anche Michel (1954).

5 Vedi il saggio La sincronicità come principio di nessi acausali (1952)