Breve presentazione del Cognitivismo

Il cognitivismo nasce verso la fine degli anni Cinquanta in parziale contrapposizione al comportamentismo, integrando apporti interdisciplinari provenienti da ambiti quali la cibernetica, la linguistica, la filosofia della mente. L’obiettivo è quello di studiare i processi mentali mediante i quali le informazioni vengono acquisite, elaborate, memorizzate e recuperate. Alcuni eventi particolari caratterizzano il suo avvento nel secondo dopoguerra. Nel 1956 Allen Newell ed Herbert Simon offrono la prima dimostrazione completa di un teorema eseguito da un calcolatore dando avvio all’Intelligenza Artificiale (IA), una componente di fondo della scienza cognitiva. Jerome Bruner, Jacqueline Goodnow e George Austin usano il concetto di strategia, un metodo decisionale variabile e modificabile che serve per affrontare un compito. Nel 1960 Bruner e Miller fondano ad Harvard il Center for Cognitive Studies. Nello stesso anno viene pubblicato Piani e strutture del comportamento (ed, it. 1973), manifesto delle scienze cognitive; vi collaborarono tre scienziati, uno psicolinguista (George Miller). uno psicologo matematico (Eugene Galanter) e un neuropsicologo (Karl Pribram); si applica un approccio cibernetico, basato su azione, retroazione e correzione dell’azione. Queste suggestioni verranno riprese e sistematizzate da Ulrich Neisser nell’opera Psicologia cognitivista del 1967 (ed. it. 1976), dalla quale emerge nitidamente la metafora dell’uomo elaboratore di informazioni. È in questi anni prende corpo l’idea che il funzionamento della mente sia assimilabile a quello di un calcolatore che riceve informazioni dall’esterno (input), le gestisce attraverso memorie (sensoriale, di lavoro, a lungo termine), le elabora e le restituisca alle- sterno (output). Negli anni successivi, nell’ambito della prospettiva cognitivista, prenderanno spazio altri riferimenti significativi che, richiamandosi in parte anche ai lavori di Jean Piaget (ad es. il concetto di schema), porteranno a elaborare concetti che avranno importanti implicazioni sul piano didattico. Tra questi troviamo: l’importanza delle preconoscenze nell’apprendimento, da cui David P. Ausubel (1978) introdurrà la nozione di advance organizer (anticipatore) inteso come ogni tipo di schema, sintesi, quesito o altro dispositivo concettuale capace di fornire un assaggio di quelli che saranno i punti essenziali da acquisire, così da mobilitare l’attenzione e facilitare la comprensione; le mappe concettuali proposte da Joseph D. Novak e D. Bob Gowin (1989) quali tecniche di rappresentazione grafica delle relazioni semantiche tra concetti; il concetto di metacognizione elaborato in particolare da John H. Flavell (1979) e Ann L. Brown (1987). con cui si indica la consapevolezza relativa ai propri processi cognitivi, che forniranno lo spunto per lo studio di strategie e modelli per migliorare le prestazioni cognitive. In anni più recenti, dopo un periodo in cui il cognitivismo rimane in secondo piano per la maggiore rilevanza as sunta dal costruttivismo, ritorna in auge, in particolare con la teoria del carico cognitivo”, un orientamento che mette in risalto la grande importanza che ha la memoria di lavoro e i problemi di sovraccarico che si possono generare nei processi di apprendimento.

da: Fondamenti di didattica – Teoria e prassi dei dispositivi formativi di Bonaiuti, Calvani, Ranieri.

Carocci Editore

Collana Manuali