L’ambiente scolastico

A ciò [diedi inizio disponendo] l’ambiente e quindi l’“arredamento scolastico”. Se dicessi che chiesi un terreno coltivabile e uno spazio abbastanza vasto all’aria aperta – adiacenti alla scuola – non direi nessuna novità. Soltanto era forse nuovo il mio intento: che cioè tali terreni fossero in diretta comunicazione con la scuola (come ho ottenuto a Milano, dove una delle finestre dell’aula, ridotta a porta, conduce con una scaletta direttamente sul terreno) in modo che il bambino fosse libero di uscire e rientrare a suo beneplacito in ogni ora del giorno. Ma di ciò più tardi.

La principale modifica degli arredamenti scolastici è l’abolizione dei banchi: ho fatto costruire dei tavolini a gambe solidamente impiantate e larghe (prismi ottaedrici) in modo che non fossero soggetti a tremolio, ma leggerissimi così che due piccoli bambini di quattro anni potessero facilmente trasportarli – tavoli rettangolari ai quali, dal lato più lungo, possono sedersi comodamente due bambini e, un po’ ristretti, anche tre. Inoltre ho fatto fabbricare delle seggioline da prima impagliate, ma poi (l’esperienza ne ha dimostrato l’eccessivo consumo) tutte di legno, leggere, e possibilmente costruite con eleganza (a Milano hanno fabbricato elegantissime seggioline in stile). Oltre a ciò ordinai poltroncine di legno a larghi braccioli e poltroncine di vimini. Ma oggi, si fabbricano anche piccoli tavoli quadrati a un solo posto e tavoli di più forme e misure, [che] si ricoprono con piccoli tappeti di biancheria e si adornano con vasi di piante e di fiori. In Svizzera, negli Asili Infantili riformati in Case dei Bambini, sono stati adottati tutti tavolini leggerissimi a un solo posto ed eleganti seggioline di legno che si fabbricano appositamente a Burgdorf. Fa parte dell’arredamento un lavabo molto basso in modo che il piano sia accessibile a un bambino di tre o quattro anni d’età, con piani laterali, tutti bianchi e lavabili, per tenervi saponi, spazzolini e asciugamani; e una larga sputacchiera che serve (si sa che i bambini non sputano) all’emissione dell’acqua di lavaggio dei denti. Le credenze sono basse – il loro piano superiore è all’altezza di un tavolino per adulto – ma molto lunghe, così da comprendere un notevole numero di sportelli, ciascuno dei quali è chiuso da una chiave diversa: la serratura è a portata di mano dei bambini, così che essi possano aprire e chiudere e disporre oggetti dentro ai reparti. Sul piano della credenza, lungo e stretto, sta una tovaglietta di biancheria; e [sopra], allineati, piccoli vasi di fiori, o una gabbia con uccelli, o una vaschetta con pesci vivi. Tutto intorno alle pareti, in basso così da essere accessibili a piccoli bambini, sono disposte lavagne intercalate da scatole in cui si ripongono i gessi e i cenci necessari a cancellare. Più al di sopra delle lavagne sono allineati quadri raffiguranti fanciulli, scene di famiglia, scene di campagna o animali domestici – tutte figure estremamente semplici e gentili. Abbiamo messo tra i quadri di famiglia nelle Case dei Bambini, a Roma, [uno che raffigura] la famiglia reale d’Italia. Un grande quadro, a colori, che riproduce la Madonna della Seggiola di Raffaello [troneggia poi] sulle pareti, e noi lo abbiamo scelto [per] figurare l’emblema, il simbolo delle Case dei Bambini. Infatti le Case dei Bambini rappresentano non solo un progresso sociale, ma un progresso dell’umanità; esse sono collegate strettamente con l’elevazione materna, con il progresso della donna e con la protezione della posterità. La Madonna ideata dal divino Raffaello è non solo bella e dolce come una sublime madre con il suo bambino adorabile e migliore di lei; ma, accanto a così perfetto simbolo della maternità viva e reale, sta la figura di Giovanni, che rappresenta l’umanità. A quel Giovanni alludeva il Cristo morente sulla Croce allorché, rivolgendosi a Maria, pronunziava le parole: «Madre, ecco il tuo figlio», con le quali parole il Cristo additava a sua madre l’adozione di tutta l’umanità. Nel quadro di Raffaello dunque si vede l’umanità che rende omaggio alla maternità, fatta sublime nel suo definitivo trionfo; e al tempo stesso si rappresenta come tale umanità sublime non leghi più solo la madre al proprio figlio, ma congiunga la madre con l’umanità intera. Inoltre si tratta di un’opera d’arte del maggiore artista italiano; e, se un giorno le Case dei Bambini si diffondessero nel mondo, il quadro di Raffaello starebbe a parlare eloquentemente dalla loro patria d’origine.

I fanciullini non potranno comprendere il significato simbolico della Madonna della Seggiola; ma vi vedranno qualcosa di più grande [di ciò che si trova] negli altri quadri raffiguranti madri, padri, nonni e bambini: e lo [serberanno] nel loro cuore [con] un sentimento e [con] un’aspirazione religiose.

Ecco l’ambiente.

Conosco la prima obbiezione che si presenta alla mente dei seguaci degli antichi metodi disciplinari. I bambini, movendosi, rovesceranno sedie e tavoli producendo chiasso e disordine; ma questo è un pregiudizio. Similmente le folle hanno creduto che fossero necessarie le fasce ai neonati e i cesti chiusi ai bambini che muovevano i primi passi. Così a scuola crediamo ancora necessario […] il banco pesante, quasi inchiodato a terra. Tutto ciò riposa sul concetto che il fanciullo dovesse crescere nella immobilità e sullo strano pregiudizio che per subire un’azione educativa [egli] dovesse tenere una speciale posizione del corpo, come per esempio una posizione speciale credono di dover assumere quelli che pregano.

 

Da “Educare alla libertà” pagine scelte dalle opere di Maria Montessori