Dove è diretto l’uomo?

In tutta l’opera della natura si è rivelata una significativa unità di metodo: è evidente che essa segue un piano, che è lo stesso per l’atomo come per il pianeta. Nel 1924 l’embriologo Childe rivelò l’esistenza di certi punti di attività febbrile detti «gradienti fisiologici», che non partono tutti insieme o con la stessa intensità, ma ciascuno al suo particolare momento, seguendo un corso indipendente. Da principio le cellule di queste unità erano esattamente come le altre, ma grazie alla loro attività si sono differenziate e specializzate per la formazione di un organo; da ultimo sono venuti il sistema circolatorio e quello nervoso a collegare ciascun organo a tutti gli altri, creati anch’essi indipendentemente, ma per uno scopo funzionale diverso.

Si è stabilito che i principi fondamentali nel piano della natura sono questi:

1) La libertà e l’indipendenza degli organi nei loro vari sviluppi.

2) Il loro sviluppo attraverso la specializzazione delle cellule.

3) L’unificazione degli organi tramite il sistema circolatorio.

4) L’organizzazione delle comunicazioni dal centro alla periferia tramite il sistema nervoso.

Anche il sangue è composto di cellule, ma la sua sostanza è costituita sia dai rifiuti gettativi dalle cellule dell’organismo sia dalle materie prime prese dall’ambiente esterno. Gli ormoni vengono prodotti dalle ghiandole endocrine e immessi nella corrente sanguigna; sono necessari per stimolare la crescita degli organi, che difatti risultano ritardati se questi sono in quantità insufficiente. La ghiandola tiroide produce un tipo di ormone, il fegato ne produce un altro. Le cellule del sangue, dette globuli rossi, non sono altro che bestie da soma che trasportano l’ossigeno dell’aria e gli alimenti necessari alla nutrizione di tutte le parti del corpo. Questo è il meccanismo per provvedere ai bisogni fisici più elementari, ma si devono poi considerare le esigenze superiori, la preparazione al comportamento nella vita. Nell’interesse di queste esigenze le cellule si sacrificano nel modo più completo, trasformandosi a seconda della funzione a cui devono servire. Negli stadi superiori non vi è soltanto un adattamento al lavoro da compiere, ma un tale impulso a compierlo che niente altro importa: solo così si ottiene la specializzazione. Alla fine il controllo del sistema nervoso dà la sensibilità e anima il tutto. Innumerevoli filamenti che partono dal cervello collegano l’intero organismo con la psiche. Ma un organismo non è semplicemente un insieme di organi. Le cellule nervose si specializzano raffinandosi e non è possibile pensare che una di esse possa assumersi da sola il compito di trasformare l’amido in zucchero o di combattere un microbo. Esse si imprigionano in una scatola chiusa, il cranio, e non è con delle elezioni generali che ottengono il posto nell’organismo di governo. L’embrione può insegnarci quanto sia assurdo il meccanismo della nostra società, dove un gruppo pretende di dominarne un altro solo con la sua autorità, senza che vi sia un accordo. La natura è la maestra della vita – impariamo a seguire i suoi metodi!

Il breve sommario della storia della civiltà umana che abbiamo tracciato ha lo scopo di mostrarci al lavoro lo stesso schema fondamentale, perché anche l’umanità è un’unità organica che sta ancora nascendo. Come gli organi, i diversi centri di civiltà sono stati fatti crescere perché si rafforzassero isolatamente, poi sono stati messi a contatto in modo da fonderli in organizzazioni più vaste o, se non erano adatti a sopravvivere, hanno ceduto ciò che avevano di prezioso ai vincitori prima di essere distrutti. Ma era necessario che crudeltà e sfruttamento, guerre e ogni forma di violenza avessero anch’essi un ruolo, perché gli uomini non si sono ancora resi conto della loro comune umanità e dell’opera che insieme devono compiere per la realizzazione di un destino cosmico.

Le forze che scuotono il mondo richiedono con urgente necessità che ci si renda conto dell’unità dell’umanità: è finito il tempo in cui qualche gruppo razziale o qualche singolo paese poteva diventare civile, lasciando gli altri nella servitù e nella barbarie. Il persistere di queste idee logore può solo portare ad altre guerre e all’autodistruzione. E come si può ottenere un cambiamento generale di mentalità, se non grazie all’opera dell’insegnante, che agisca non come un tiranno o un missionario, ma come guida essenziale delle nuove generazioni? L’insegnante moderno deve essere uno studioso entusiasta di biologia e della psicologia del bambino nelle diverse fasi della crescita, così come di quella dell’uomo. La «scuola» deve essere qualche cosa di diverso da un luogo dove si istruisce, dove uno solo insegna ai molti, con sofferenza da entrambe le parti – uno sforzo che ottiene risultati ben scarsi.

In tutti i paesi si sta introducendo la frequenza obbligatoria alla scuola. Dunque, sul fronte dell’istruzione vi è la coscrizione obbligatoria, una mobilitazione paragonabile a quella di un paese che corra un pericolo imminente. Non si tratta però di una mobilitazione nazionale, ma di qualche cosa di ben più grande, di una mobilitazione universale, e per la vita, non per la morte!

Agli insegnanti si stanno affidando poteri immensi, da cui non possono esimersi. Poiché la salute fìsica dovrebbe essere la prima cosa da prendersi in considerazione, vediamo dunque quali riforme sono necessarie in questo campo, perché gli insegnanti possano assumersi le loro sacre responsabilità.

È necessario che nelle scuole si tenga nota delle osservazioni sulla crescita di ogni bambino e di ogni deviazione dalla norma. La crescita non è soltanto un aumento armonioso di volume, ma una trasformazione. L’uomo è lo scultore di sé stesso, spinto da una misteriosa forza interiore a raggiungere una determinata forma ideale. La crescita può essere definita una ricerca della perfezione, sotto la spinta di un impulso vitale.

È essenziale che la civiltà produca dei bei bambini. Una volta si diceva che «la bellezza è una cosa superficiale» e si dissuadevano i bambini dal guardarsi allo specchio, considerato un segno di vanità peccaminosa. Ma noi dichiariamo che le scuole dovrebbero essere istituzioni che aiutano la bellezza, perché la bellezza è un indice di condizioni di vita sane. Buone condizioni di vita producono la bellezza e ottenere questa armonia è uno degli scopi del metodo Montessori. Noi consideriamo la bellezza sotto due aspetti, il primo ereditario e il secondo prodotto dall’ambiente.

Il tasso della mortalità nel primo anno di vita dei bambini è enorme, assolutamente innaturale, dovuto all’ignoranza e a condizioni sociali cattive, non alla volontà di Dio! La percentuale diminuisce gradatamente fino all’età di sei anni, raggiungendo e mantenendo poi un livello stabile dai sei ai dodici anni. Queste morti precoci e anormali sono veri assassinii, morti innaturali delle quali abbiamo tutti la nostra parte di responsabilità, per le quali dobbiamo riconoscerci dei criminali. Dopo i dodici anni il tasso della mortalità aumenta ancora fino ai diciotto; è un altro periodo pericoloso a cui si accompagnano trasformazioni profonde, e la vita non sarà sicura che dopo i diciott’anni.

Osservate l’adulto vittorioso, fra i ventiquattro e i trentasei anni, quando è pronto per la riproduzione della vita, e non deve pagare il suo tributo alla morte! In realtà il periodo della riproduzione va dai diciotto ai quarantadue anni, ma i limiti più ristretti indicati per l’età dei genitori sono quelli che danno gli individui più forti, che vivono fino alla vecchiaia e diventano famosi. I figli di genitori o troppo giovani o troppo vecchi spesso hanno qualche cosa di anormale, sono deboli o cattivi, diversi comunque dai bambini sani e felici.

Queste statistiche riguardano la mortalità e si potrebbe osservare che la scuola non si occupa dei morti. Ma ogni morte è solo una catastrofe in mezzo a incidenti minori. La malattia non sempre porta subito alla morte e l’alta mortalità fra i bambini al di sotto dei sei anni indica l’esistenza di un gran numero di bambini malati. Per ogni bambino che muore vi devono essere almeno cento bambini malati, in parte menomati dalle malattie. È quando la resistenza degli organi cede che ci ammaliamo, e per uno che è vittima della malattia molti sono sul punto di esserlo. Così un gran numero dei bambini delle nostre scuole, al di sotto dei sei anni o ancora fra i dodici anni e i diciotto, sono deboli e predisposti alle malattie. Questo fatto dovrebbe essere tenuto presente dagli educatori.

È un errore aspettarsi che un ragazzo nel periodo della pubertà possa lavorare molto e avere un progresso rettilineo. In questo periodo si dovrebbe essere indulgenti con coloro che restano indietro. La vita di un uomo è un tutto unico per tutta la sua lunghezza, è come una corda tesa: toccata in un punto, vibra tutta. Così la vita dell’adulto può risentire le conseguenze di qualche fatto in apparenza banale avvenuto nell’infanzia, e poiché è facile che vi siano episodi sfavorevoli in questi periodi di debolezza, la responsabilità dell’insegnante verso l’umanità è veramente grande.

Negli ultimi anni l’antropologia pedagogica ha fatto grandi progressi in Europa e in America. In Italia, gli studi condotti sui carcerati hanno messo in luce la frequenza di malformazioni nel loro fisico. L’uomo brutto è forse un criminale? Di rado un assassino o un ladro è diverso dagli altri bambini al momento della nascita, ma le condizioni in cui cresce gli impediscono di adattarsi alle leggi del suo paese. Le condizioni sociali agiscono sul fisico e sul morale e l’individuo diventa anormale: di solito il criminale riflette gli errori della società. Ben di rado i criminali sono tali fin dalla nascita; sarà dunque facile cancellare dal mondo la criminalità, se solo la si capisce e si compie lo sforzo necessario per eliminarla. L’aspetto fisico è l’esponente del complesso di circostanze che producono il criminale.

Si è notato anche che il maggior numero di malformazioni si trova fra i pazzi, che di rado ereditano la loro pazzia. Oggi esistono milioni di pazzi e il loro numero va aumentando, ma è stato provato che la pazzia non è ereditaria; essa diminuirà quindi se il bambino verrà studiato scientificamente e se sarà curato nel modo adatto.

La tubercolosi è un terribile flagello, come il rachitismo, le malattie del cuore e molte altre deformità fisiche, a torto considerate un tempo ereditarie. Il torace del malato di tubercolosi è stretto in un modo anormale, ma il difetto avrebbe potuto essere corretto nell’infanzia con gli esercizi adatti. Oggi, lo studio della batteriologia ha diminuito il numero delle malattie infettive; è dunque arrivato il momento di considerare un allevamento scientifico del bambino come una profilassi sociale, senza la quale non ha senso giudicare le cose da un punto di vista morale. Certe deformità fisiche sono risultate comuni a tutti i ceti, ricchi e poveri, ed è abbastanza divertente che le scuole stesse siano ritenute responsabili di alcune di esse. Qualche volta però le cure che si sono adottate sono state peggio della malattia; era come se si incominciasse a raddrizzare la schiena dei bambini appendendoli con dei pesi ai piedi nei periodi di riposo, mentre per la maggior parte del tempo si tenevano seduti con la schiena piegata su un banco! Allo stesso modo, alla fine del secolo scorso si scoprì che era dannoso per i bambini sedere in ambienti chiusi con un’illuminazione insufficiente che provocava la miopia; e il rimedio fu di metttere gli occhiali a dei bambini di otto anni…

Che storia terribile è stata quella del bambino! Oggi possiamo ridere di questi rimedi, ma almeno si sono incominciate ad aprire le finestre e a lasciar entrare più aria e poiché si pensava che il miglior rimedio alla scoliosi fosse quello di inserire degli intervalli nelle ore di studio per raddrizzare la schiena, si affermò il principio di concedere agli scolari frequenti periodi di riposo. Ma poiché non era stata ancora contemplata nessuna possibilità di dare un’educazione felice ai bambini, molti di essi dovettero ancora essere sacrificati alla civiltà; tutto quel che si poté fare fu di giungere a un compromesso, riducendo al minimo le ore dedicate all’istruzione, togliendo dal programma grammatica, geometria e algebra, rendendo obbligatorio il gioco all’aria aperta e ritardando l’inizio dell’età scolastica. Ma per quanto si siano aumentati i periodi di libertà e si siano spinti i bambini a giocare invece di studiare, i bambini sono rimasti mentalmente affaticati. Le Scuole Montessori hanno dimostrato che il bambino ha bisogno di un ciclo di lavoro al quale sia stato preparato mentalmente. Un lavoro intelligente che lo interessi non è faticoso, e anzi il bambino si risente se lo si costringe arbitrariamente a interromperlo per andare a giocare: l’interesse non nasce immediatamente e se, quando esso è stato suscitato, il lavoro viene portato via, è come stuzzicare l’appetito e poi togliere il cibo che l’avrebbe saziato.

Con lunghi esperimenti siamo riusciti a eliminare molti errori e a trovare la chiave che può aprire ai bambini le porte di un’educazione sana e felice. Il futuro dell’umanità dipende dal nostro coraggio e dalla nostra perseveranza nel farne uso.

 

da “Come educare il potenziale umano” di Maria Montessori